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L’Anticipo di oltre un mese del caldo estivo, l’aumento ormai ufficiale di più di un grado di temperatura media su tutto il pianeta e in particolare sul bacino del Mediterraneo, stanno “regalandoci” nuove emergenze di cui dovremmo cominciare a preoccuparci.

Tralasciando il problema degli incendi di foresta, che già si sono manifestati in particolare sul Gargano, e che ci preoccupano per i prossimi giorni, di cui ne parleremo in seguito, vediamo quelli legati a situazioni che vedono un aumento esponenziale di insetti dannosi sia per la salute umana che per la produzione agricola:

CAVALLETTE

In Sardegna sono stati individuati circa una sessantina di focolai di cavallette pronte ad invadere e distruggere i raccolti delle campagne del Nuorese e dell’Alto Oristanese. A dare l’allarme il prof. Ignazio Floris, docente di Agraria all’Università di Sassari e maggior esperto italiano in questa materia.

Il prof. ha spiegato che si tratta di un problema che continua a ripetersi puntuale negli ultimi anni e questo anche a causa dei cambiamenti climatici. A questo punto la Giunta della Regione Sardegna sta studiando come prevenire sciami distruttrici di questi insetti per le prossime settimane…

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DENGUE IL VIRUS DELLA FEBBRE SPACCAOSSA

A causa della proliferazione delle zanzare che trasmettono questo pericoloso virus, grazie a condizioni climatiche sempre più a loro favorevoli, l’OMS teme che anche da noi possa arrivare questo virus come già accade a Singapore e su gran parte del Sud Est Asiatico.

A trasmettere questo patogeno sono le zanzare aedes che hanno il loro habitat ideale nel clima tropicale. L’aumento impressionante di questi insetti, per gli esperti di Singapore, dipende ancora una volta da fenomeni meteo estremi dovuti ai cambiamenti climatici che stanno sconvolgendo il Sud Est asiatico.

Al momento in Italia si registrano due casi: uno nel Vicentino e un altro in provincia di Forlì, ma con il costante aumento della temperatura su tutto il bacino del Mediterraneo, si teme che questo flagello possa a breve colpire più pesantemente tutti noi. Gli ingredienti perché ciò accada ci sono tutti: la presenza ormai forte della zanzara tigre in Italia, potenziale vettore per il virus che produce la febbre dengue, e il costante aumento della temperatura, nonché inverni sempre più miti.

I SINTOMI DELLA FEBBRE DENGUE

La dengue si manifesta con febbre 5 o 6 giorni dopo la puntura di zanzara, con temperature anche molto elevate e una serie di sintomi che variano da persona a persona e sono in genere assenti nei più piccoli.

  • Mal di testa acuti.
  • Dolori attorno e dietro agli occhi.
  • Forti dolori muscolari e articolari.
  • Nausea e vomito.
  • Irritazioni della pelle.

In rari casi la malattia si può sviluppare anche sotto forma di febbre emorragica, e le perdite di sangue possono risultare fatali. Purtroppo al momento non esiste un vaccino. Le cure sono mirate ai sintomi. In genere si guarisce anche senza farmaci nel giro di una o due settimane.

ZECCHE

Qui ci soffermiamo di più perché è in atto in tutt’Italia e in particolare in Piemonte, Lazio e Sardegna l’allarme zecche. In Sardegna si segnata la prima vittima, una donna di 70 anni che dopo 4 giorni di agonia, dopo la puntura di questo artropode, è morta.

Simile a un piccolo ragno, questo piccolo parassita di colore scuro – marrone o nero – vive sulle piante e sull’erba, prediligendo le zone umide. Lasciandosi cadere dalle piante, atterra su uomini o animali e grazie a un particolare apparato boccale riesce ad attaccarsi saldamente alla pelle per nutrirsi di sangue.

Ciò che trasmette questo piccolo artropode è la rickettsiosi, una forma di infezione causata dai rickettsie, batteri trasmessi dalle “zecche dure”. La forma diffusa nel Mediterraneo e in Italia è quella della febbre bottonosa, trasmessa principalmente da Rhipicephalus sanguineus, un parassita abituale di cani e altri animali domestici e selvatici. Tuttavia le zecche possono anche provocare la malattia di Lyme e l’encefalite da zecca.

Generalmente ha un periodo di incubazione tra 5 e 7 giorni dopo il morso della zecca infetta e, all’esordio, la malattia è simile all’influenza. Dal terzo al quinto giorno subentra un esantema maculo-papuloso che interessa anche le piante dei piedi e i palmi delle mani.

Nei casi non complicati, un trattamento antibiotico riesce a fermare la febbre nel giro di 2-3 giorni. Può essere letale nelle persone in condizioni di salute precarie.
Anche in questo caso gli esperti attribuiscono l’aumento di questi artropodi al prolungato periodo di siccità invernale e all’esplosione del clima caldo già in primavera. Tutto questo, più la presenza di animali selvatici come i cinghiali, ha creato le condizioni favorevoli al proliferare delle zecche, anticipandolo di un paio di mesi.

PER EVITARE IL MORSO DELLA ZECCA

Per prima cosa se si programma un’escursione in campagna o in montagna è necessario coprirsi bene con pantaloni (jeans), camicie a maniche lunghe e scarpe chiuse. Evitando il più possibile di camminare tra l’erba alta.

Appena rientrati dall’escursione è importante fare un accurato controllo sugli abiti indossati per verificare qualche eventuale zecca. Va segnalato che il morso di zecca non si sente, perché con il rostro viene iniettato un anestetico. Succede, quindi che le persone si accorgano di ‘ospitare’ una zecca a distanza anche di qualche giorno, magari perché, sotto la doccia, notano una macchiolina brunastra conficcata nella pelle, che può essere il rostro della zecca oppure perché attorno alla puntura compare un arrossamento concentrico.

Se si viene morsi, la zecca va rimossa prima possibile utilizzando delle pinzette con un movimento leggero antiorario. Dopo la rimozione dell’artropode la ferita va disinfettata con cura. Se, purtroppo, il rostro della zecca resta bloccato nel punto della morsicatura è necessario andare al più presto al pronto soccorso per farselo togliere.

by Filippo Mariani

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