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Clipeologia: gli Ufo nell’antica Roma

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Bisogna che un po’ tutti se ne facciano una ragione, gli Ufo esistono. Lo garantisce anche Joe Gradisher, il portavoce dell’Us Navy, che il 18 settembre 2019 e per la prima volta nella storia ufficialmente ha ammesso che i piloti militari osservano continuamente astronavi e velivoli non terrestri, ribattezzati Uap (Unidentified Areial Phenomena).

Un video estratto dal canale YT del quotidiano “La Repubblica”

Che poi siano velivoli terrestri o no, forse si ritiene ancora che la popolazione mondiale non sia pronta a saperlo… almeno per il momento.

Una fonte anonima della NASA conferma che l’agenzia cerca alieni sulla Terra

A parlare sono le immagini: foto e video ufficiali, realizzati dalle telecamere dei caccia dell’aviazione navale americana. Proprio alla vigilia della pandemia di coronavirus che ha paralizzato il mondo, viene così a cadere il più longevo dei “segreti di Pulcinella”, custodito dai tempi di Roswell, (la famigerata Area 51), quando – il 2 luglio 1947 – fu visto un disco volante (incendiato) precipitare nelle campagne del New Mexico.

Il maggiore Jesse Marcel mostra i rottami trovati nel ranch vicino a Roswell nel 1947, New Mexico
(UNITED STATES AIR FORCE/AFP/Getty Images)

Le autorità si affrettarono a depistare i testimoni, esibendo i rottami di un pallone sonda, ma, una volta in congedo Jesse Marcel ammise di esser stato costretto a mentire, dai superiori, per nascondere la verità sulla piccola nave spaziale piovuta dal cielo. Settant’anni di silenzi, reticenze e bugie ufficiali.

E ora, la confessione: gli Ufo esistono, eccome. Uno smacco, per i tanti negazionisti che hanno sempre (appunto), negato l’esistenza di avvistamenti non spiegabili come terrestri, ignorando peraltro le tracce inequivocabili degli Ufo presenti già nella letteratura latina.

L’Area 51 non esiste!… anzi no esiste ma non potevamo dirlo…

Ne parlavano anche gli antichi Romani

Una volta chiesi ad un insegnante di liceo cosa pensasse lui e anche i suoi allievi di alcuni testi di Publio Cornelio Tacito o di Giuseppe Flavio, o ancora Plinio il Vecchio, tutti vissuti nel I secolo dopo Cristo considerati assolutamente attendibili (Tacito è reputato il maggiore, tra gli storici romani). Ovviamente mi riferivo a quei testi in cui vengono descritte strane luci nei cieli e “clypei ardentes” (cioè scudi infuocati) riferiti da vari autori latini. . Ovviamente essendo in un periodo storico in cui non era stato ancora coniato il termine “dischi volanti”, il modo migliore per spiegare quello che vedevano era usare dei termini di loro conoscenza, e uno scudo se messo in orizzontale sicuramente rendeva l’idea.

La risposta fu che quei testi non vengono suggeriti per uso scolastico nelle traduzioni di greco e latino…

Un doveroso ringraziamento andrebbe fatto innanzitutto a uno studioso come Mauro Biglino, traduttore della Bibbia per le Edizioni San Paolo e ora autore di culto, dopo aver “scoperto” che l’Antico Testamento non parla mai di “divinità”, ma di esseri alieni (letteralmente: diversi e distinti da noi), che esercitavano un enorme potere sulle comunità umane, pur non essendo né onnipotenti, né tantomeno immortali.

 E’ stato proprio Biglino a rischiamare l’attenzione su quei classici latini, mai tradotti nelle scuole proprio per il carattere “imbarazzante” di alcune loro trattazioni. Nelle “Historiae” (Libro V, paragrafo 13) Tacito descrive la distruzione di Gerusalemme da parte dei Romani:

«Si videro in cielo scontri di eserciti e sfolgorio di armi e, per improvviso ardere di nubi, illuminarsi il tempio».

Testualmente quindi: scontri in cielo, dunque una battaglia aerea (nel 70 dopo Cristo).

Ancora si legge: «S’aprirono di colpo le porte del santuario e fu udita una voce sovrumana annunciare: “Gli dèi se ne vanno!”, e intanto s’avvertì un gran movimento, come di esseri che partono». No, non stavano girando “Guerre Stellari”  ma solo la scena che riporta Tacito, con dovizia di particolari, per raccontare l’offensiva romana decisa da Tito. «Emblematico ciò che i suoi scritti lasciano presagire, soprattutto perché la fama di essere uno storico molto “oggettivo” e scarsamente sensibile agli “avvenimenti divini” lo ha da sempre preceduto».

Vale la pena rileggere anche i passi altrettanto significativi del “Bellum iudaicum” di Giuseppe Flavio (Libro VI, capitolo 5, 289-299). Stesso periodo, e identico contesto: Gerusalemme. «Sulla città apparvero un astro a forma di spada e una cometa che durò un anno», al punto che nelle ore notturne «sembrava di essere in pieno giorno».

Dopo infausti presagi, «il ventuno del mese di Artemisio – scrive Giuseppe Flavio – apparve una visione miracolosa cui si stenterebbe a prestar fede; e in realtà, io credo che ciò che sto per raccontare potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, dall’altra la conferma delle sventure che seguirono». Prima che il sole tramontasse, scrive l’autore, «si videro in cielo su tutta la regione carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città». Inoltre, alla festa chiamata Pentecoste, i sacerdoti presenti nella parte più interna del tempio «riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: “Da questo luogo noi ce ne andiamo”». In entrambi gli estratti raccolti notiamo la dovizia di particolari e la precisione quasi cronometrica nel narrare avvenimenti e “avvistamenti”.

“LA CROCIFISSIONE” è un affresco conservato nel Monastero di Visoki Decani in Kosovo, questa opera è tra le più citate nei siti di CLIPEOLOGIA, Gli Oggetti Alieni sarebbero i due strani oggetti ai lati della croce, che vediamo qui sotto ingranditi.

Ma Tacito e Giuseppe Flavio non sono stati gli unici a descrivere fenomeni di quel genere nell’antica Roma. «Autori come Plinio il Vecchio, Tito Livio e Giulio Ossequente abbiamo detto hanno raccontato l’apparizione nel cielo di torce, fiaccole e «scudi ardenti», e riferito anche la comparsa di «due soli» o «due lune».

Non solo: nelle “Naturales quaestiones”, Seneca racconta l’avvistamento di «travi luminose», mentre lo stesso Cicerone (nel “De divinationae”) menziona un’apparizione del «sole di notte». Naturalmente c’è chi fa riferimento a fenomeni di clipeologia. Il termine deriva proprio da quei “clypei ardentes” (scudi ardenti) riferiti dai vari autori latini. «Questa pseudoscienza, branca dell’ufologia, si occupa di presunti avvistamenti di oggetti volanti non identificati che sarebbero avvenuti nel passato, anche remoto, dell’umanità, molto tempo prima dell’incidente di Roswell e della coniazione del termine Ufo». Come orientarsi, di fronte a quelle “informazioni”? «Facciamo un passo indietro e cerchiamo di comprendere le reali ragioni del perché, nei tempi antichi, si scriveva. Tralasciando il dilagante mecenatismo dell’epoca, che portava sicuramente gli autori ad esagerare e “pompare” i propri signori, al fine di conferire loro un’immagine molto più potente e prestigiosa, in questi casi riportati, come negli altri esempi, non si spiegano le ragioni per cui gli autori avrebbero dovuto inventarsi queste mirabolanti storie».

Se è vero che si scriveva per lasciare traccia e memoria, oltre che per essere letti ed esaminati dai propri contemporanei viene difficile pensare che siano tutte invenzioni. «E allora molte domande sorgono spontanee: a chi si riferiscono gli autori? Chi sono gli individui che dicono di voler lasciare quel luogo? Da chi era composto quell’esercito celeste? Cos’erano in realtà scudi, torce e fiaccole nel cielo?».

Gli ufo nell’arte: Interpretazione o Rappresentazione?

Dunque era di Ufo (o di Uap, come si dice adesso) che parlavano, i classici latini?

Bazzecole, comunque, in confronto alla naturalezza con cui la cultura indiana, da sempre, considera ovvia la presenza dei Vimana, nei nostri cieli, da migliaia di anni: velivoli spaziali condotti dai Deva, esseri alieni che poi le religioni hanno considerato “divinità”.

La storia da riscrivere 12 | La nascita del pensiero religioso

Analogo silenzio, in Occidente, accoglie le tradizioni degli indiani d’America e delle culture mesoamericane e sudamericane, riguardo alle ricorrenti visite dei “figli delle stelle”, da cui deriverebbe la nostra specie. Scienza e religione: due astrofisici gesuiti, Gabriel Funes e Guy Consolmagno, entrambi direttori dell’osservatorio astronomico che la Compagnia di Gesù ha allestito sul Mount Graham in Arizona per studiare l’esobiologia, cioè la vita extraterrestre, di recente hanno accennato con insistenza ai possibili “fratelli dello spazio”, arrivando a includere l’eventualità di “battezzarli”, un giorno, se lo desiderassero.

Suggestioni clamorose, poi coronate dalla storica ammissione della Us Navy in un momento particolarissimo, per la storia dell’umanità: perché parlare ufficialmente di alieni proprio alla vigilia dell’esplosione mondiale del problema chiamato Covid, che ha letteralmente paralizzato il pianeta?

Il pentagono dice: non abbiamo una spiegazione…

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