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La storia da riscrivere | Introduzione

All’inizio del 1980 mi recai nel sud dell’India (Tamil Nadu) dove era da poco sorta la famosa Auroville e dove li conobbi persone illuminate che contribuirono ancora una volta a soddisfare le mie curiosità e a far crescere il mio bagaglio di conoscenze. Tra queste conobbi il Maestro Nata, un ingegnere toscano fedele discepolo di Sri Aurobindo che da diversi anni viveva a Pondicherry, a pochi chilometri da Auroville.

Se dovessi scrivere quanto mi fu rivelato da Nata servirebbe una pubblicazione a parte che
forse un giorno realizzerò. Alcuni passaggi dei suoi discors
i tuttavia mi sono rimasti fortemente impressi nella mente tra i quali il fatto che per il maestro:

ogni essere vivente è un tutt’uno con l’universo e con le sue emanazioni o forze energetiche, le quali comunicano con noi continuamente attraverso messaggi simbolici, ma che non ce ne accorgiamo.

Il motivo? Il linguaggio delle emanazioni o forze dell’universo non è verbale, ma simbolico, fatto da input anche minimi, ma che se saputi leggere ci darebbero delle risposte importanti. Purtroppo la nostra cultura materialista nasconde e rigetta questi messaggi sottili.

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Così da un paio di millenni ci siamo sempre di più allontanati da questi contatti energetici fino ad abolirli del tutto dentro di noi; messaggi che ancora oggi Madre Terra e il cosmo continuano ad inviarci. Ad un certo punto dell’evoluzione umana, sempre per Nata, gli uomini fecero una scelta diversa, abbandonarono le energie spirituali che comunque allignano ancora dentro di noi, per delegare ad altri la loro evoluzione sia spirituale che materiale, quindi scelsero di affidarsi completamente alle grandi religioni e al materialismo tecnologico. Da qui, secondo Nata, i problemi che hanno afflitto e affliggono anche oggi i popoli del pianeta.

Il maestro Nata conosceva alcuni importanti segreti sulla storia dell’umanità prima del diluvio universale e questo mi fece capirei che aveva visitato più volte il Tibet.
Prima di accomiatarmi Nata mi spronò a non fermarmi e a continuare nei miei viaggi di ricerca della verità, mi consigliò, prima di lasciare l’India, di passare per la Valle dell’Indo dove si trovavano e si trovano vestigia di antichissime città come: Harappa e Monenjo-daro, distrutte da un immane cataclisma di fuoco che in parte le vetrificò. La storia di queste due città è riportata nei testi Veda (di cui si parlerà nei prossimi articoli).

Oltre a questo, mi consigliò di andare anche a Srinagar, capitale del Kashmir, dove c’era e c’è la tomba di un santo guaritore conosciuto con il nome di Issa arrivato circa 2000 anni fa dalla Palestina e dove morì in Kashmir all’età di oltre 80 anni.

Per i Buddisti e gli Induisti Issa non sarebbe altro che il nostro Gesù.

Confesso che a questa notizia non ho creduto, ma poi a Srinagar ho scoperto che esiste realmente un edificio che conserva le spoglie di un saggio mussulmano e, come dicono i custodi della casa, anche le spoglie del nostro Cristo. Ma di questo avremo motivo di parlarne in un’altra pubblicazione.

PERU’ – BOLIVIA – NAZCA

Nel 1985 decisi di visitare il Perù e la Bolivia per i tanti enigmi archeologici tutt’ora in parte non spiegati.
Rimasi impressionato nel visitare i siti di Tiahuanaco e di Puma Punku, dove in quest’ultimo luogo notai blocchi di pietra ad “H” così perfetti che sembravano essere stati realizzati non da semplici scalpellini, ma da macchine. Questi blocchi servivano per costruire gli edifici e sembravano un po’ simili ai mattoncini lego. In Perù a Sacsayhuamán quello che mi sconvolse di più fu l’aver visto con i miei occhi una gigantesca pietra di basalto perfettamente tagliata in due e dove al perfetto taglio a malapena entrava la lama del mio coltellino (foto).

La Porta della luna nel complesso di Tiahuanaco.
Fonte Wikipedia

Come poteva, mi chiesi, l’uomo di allora attuare un taglio così perfetto che oggi è possibile farlo solo con il laser? In quei tempi l’uomo aveva strumenti grossolani incapaci di effettuare tagli così perfetti e senza sbavature e poi al massimo si preferiva lavorare pietre più morbide del basalto, come quelle calcaree.

Pietre intagliate a Puma Punku
Le pietre megalitiche di Sacsayhuaman e la zampa del puma.
Pietra di basalto tagliata, la frecce indicano il taglio effettuato con uno spazio di un solo millimetro

Qualche giorno dopo al museo archeologico di Lima vidi grandi crani dolicocefali, gli stessi che avevo visto qualche anno prima al museo di La Valletta a Malta e poi negli anni ’90 al museo del Cairo.

Per alcuni studiosi questi anomali crani allungati potrebbero essere appartenuti ad una razza umana orma estinta. Per altri rappresenterebbero esseri super dotati d’intelligenza e quindi divenuti re o faraoni. Da qui l’usanza di alcuni popoli di allungare artificialmente il cranio dei bambini attraverso varie fasciature capaci di modificarne la scatola cranica, e questo “sperando” che i loro figli diventassero più intelligenti e potenti.

Ma il mio vero scopo del viaggio era andare a visitare le famose linee della piana di Nasca. In quella occasione con un personaggio del luogo, lo stesso che mi aveva accompagnato in aereo per vedere le linee dall’alto, ebbi la fortuna di incontrare la scienziata Maria Reiche, che era la responsabile di tutto il complesso delle linee di Nasca. Le domandai perché ritenesse che le linee di Nasca non fossero altro che un grande calendario astronomico dedicato agli dei e non qualcos’altro, visto che tali linee erano visibili solo dall’alto e quindi poco funzionali per le persone intente ad offrire doni e preghiere alle divinità?

Lei rispose che prima di tutto era una scienziata e quindi non poteva affermare cose diverse dal calendario astronomico, pena la censura nei suoi confronti da parte del mondo accademico o peggio una sorta di “damnatio memoriae”. < E allora?> Chiesi sperando di avere una sua diversa visione del complesso di Nasca. La sua risposta fu netta: < Lei è giovane ed ha tutto il tempo per scoprirlo…>

Uscendo dall’abitazione della scienziata, il mio accompagnatore pilota, mi raccontò tutta un’altra storia, ovviamente molto fantascientifica, nella quale asseriva che la piana di Nasca non era altro che uno spaziodromo per astronavi provenienti dalla stelle. Chiesi da dove nascesse questa sua convinzione e lui come risposta mi invitò per il giorno dopo, prima di imbarcare i turisti sul suo aereo per visitare i disegni e le linee, a fare un breve giro aereo.

Pronto per la partenza – foto un po’ sfocata, ma non ne ho travate di migliori.

Il giorno seguente, quasi all’alba, salii sull’aereo per fare questa escursione rivelatrice. Sorvolammo più volte il geoglifo dell’astronauta in cui l’amico pilota mi faceva notare sia il casco e poi il lungo tubo che dal casco girava dietro l’astronauta < altro che raffigurazione di uno sciamano come ci dicono gli archeologi e la stessa Reiche…>

Questa fu la sua affermazione e in effetti, qualche domanda viene spontanea chiedersela ancora oggi dopo ave visto questo geoglifo. Poi puntò diritto verso quella che per
lui non era altro che una pista di atterraggio e per un attimo posò, con mia grande paura, le ruote dell’aereo su questa presunta pista. Nel fare questa azione il pilota, mi confessò, di aver rischiato il ritiro del brevetto di pilota e una multa salata. Ma lui ci teneva a dimostrarmi che quelle piste erano di atterraggio e di decollo di astronavi e non semplici linee rituali.

Disposizione in pianta delle linee

LA RIVELAZIONE A CITTA’ DEL MESSICO – TEOTIHUACAN E L’ECLISSE SOLARE

Nel luglio del 1991, con mio figlio mi recai a Città del Messico per assistere all’eclisse di Sole più lunga degli ultimi 1000 anni (un oscuramento totale di circa 6 minuti). Andammo al grande e meraviglioso centro archeologico di Teotihuacan (la città degli dei), a 60 Km da Città del Messico, scalammo il tempio del Sole e li attendemmo l’evento (foto).

Piramide del Sole di Teotihuacan, la stessa durante la fase dell’eclissi solare

In quel luogo magico erano convenuti da tutte le parti del Mondo migliaia e migliaia di studiosi, curiosi e soprattutto gruppi di ricerca esoterici. Ebbi occasione di parlare con diverse persone confluite a Teotihuacan per l’eclissi. Chiesi loro perché tutta quella gente proprio li. Mi fu risposto che lì il Sole aveva segnato l’inizio del quinto ciclo (la quinta umanità) e lì il Sole avrebbe iniziato a lasciare il posto ad un nuovo Sole che avrebbe aperto il “sesto ciclo”. In quel momento confesso di averci capito poco, ma un
anziano archeologo messicano che avevo conosciuto in quella occasione, mi invitò per il giorno dopo presso il Museo Antropologico di Città del Messico a partecipare ad una conferenza sull’interpretazione del disco del Sole Azteco. –“… così capirai … ”– mi disse.

Accettai l’invito. Nel frattempo il cielo era sereno e non c’erano nubi all’orizzonte. Con la mia macchina fotografica montata su cavalletto, visto che il sito si affollava sempre di più di gente, decisi di spostarmi sull’altra piramide, quella più piccola, dedicata alla
luna e li attesi. Improvvisamente mentre la Luna cominciava a coprire il Sole, il cielo si annuvolò e le persone vicine a me dicevano che ciò era un cattivo presagio. – “Perché? “ chiesi loro. Questa la loro risposta:” …Era scritto che se l’eclissi si fosse manifestata in questo luogo sacro con il cielo sereno, il passaggio dalla quinta alla sesta umanità sarebbe stato indolore, ma se il cielo si fosse improvvisamente annuvolato allora ciò voleva dire che il passaggio sarebbe stato traumatico”

Intanto il cielo fini per coprirsi del tutto e cominciò anche a cadere una leggera pioggia. Una scena da film di fantascienza: buio, pioggia e la gente che gridava: “mala suerte!! mala suerte!” Poi a condire il tutto una leggera scossa di terremoto nel momento più buio e allora più forte si levò dalla moltitudine il grido: “mala suerte!!”

Confesso che quell’evento mi scosse profondamente e ora che lo rivivo sento in me ancora una forte inquietudine che allora aveva pervaso non solo me ma tutte le persone presenti all’eclisse. Comunque il giorno dopo alle ore 10 andai all’appuntamento al museo antropologico di Città del Messico per assistere alla conferenza, non trovai l’archeologo che mi aveva invitato, comunque trovai posto e ascoltai i relatori, che erano tre.

In quella affollata aula appresi molte cose interessanti, la prima che ricordo è l’interpretazione base del calendario. Gli Olmechi, i Tolteci, gli Aztechi, e i Maya avevano in comune un calendario che era basato su un anno ausiliario di 260 giorni, diviso in 13 mesi di 20 giorni (o in 20 settimane di 13 giorni), che definiva un secolo di 52 anni. L’anno solare era diviso a sua volta in 18 mesi di 20 giorni, più 5 giorni finali. Molta importanza veniva attribuita a tutte le combinazioni di numeri risultanti dalla differenza tra l’anno solare di 360 giorni e quello da loro applicato di 260.

La differenza che ne scaturiva, diversa volta per volta a causa di alcune variabili che si inserivano, rappresentava la chiave di lettura per interpretare gli eventi astronomici. Su questi complicati calcoli confesso di non averci capito un granché, tuttavia appresi che le civiltà centroamericane a differenza di quelle mediterranee non seguivano i moti della Luna e del Sole ma quelli di Venere e di Marte, e molti loro calcoli, legati anche ai grandi calendari di pietra, si rifacevano a questi due pianeti.

Da un insieme di calcoli, complicati ancora oggi, soprattutto i Maya potevano prevedere eclissi solari e lunari con una precisione sbalorditiva. La stessa eclissi solare del giorno prima, secondo questi relatori, era stata prevista secoli prima con grande precisione.

Fin qui, a parte la meraviglia per le conoscenze matematiche ed astronomiche di quelle antiche genti, quello che mi lasciò di stucco fu quando si passò all’interpretazione dei bassorilievi racchiusi nei 4 quadrati a fronte della pietra del Sole. Le quattro scene, sempre secondo i relatori, rappresentavano le 4 umanità esistite su questo pianeta prima della nostra, tutte distrutte, in ordine: dai giaguari (allegoria che rappresenterebbe la guerra), dal vento, dal fuoco del cielo e, infine, dall’ acqua.

La quinta umanità, cioè l’attuale, sarebbe stata distrutta da un grande evento cosmico. Ma dov’era la descrizione della nostra umanità? E’ segnata sul bordo del disco. Dopo di noi, sempre secondo i relatori, ci sarebbero state altre 2 umanità, dopo di ché il Sole che ci alimenta si sarebbe esaurito. Ciò sarebbe indicato sui glifi Maya che si trovano in alcune piramidi dello Yucatan. Secondo questi relatori, visto che il calendario Maya si
interrompeva a dicembre del 2012, in quella data sarebbe iniziata la fase del passaggio tra la 5^ (la nostra) e la 6^ umanità, fase che si sarebbe dovuta completare, a causa di un grande evento astronomico, intorno agli anni 2030/40.

Nella I^ foto i riquadri delle 4 umanità precedenti. Nella successiva la 5^ umanità riportata lungo il bordo.

Alla fine della conferenza chiesi spiegazioni più dettagliate su quanto era stato detto; non tutti mi convinsero, però ad un certo punto sentii parlare di un corpo celeste che avrebbe decretato la fine della 5^ umanità, definito da alcuni “il giustiziere”. Un grande pianeta che aveva interferito già altre volte con il nostro sistema solare e il suo nome, pronunciato in uno spagnolo-americano, era:“ Hercolubus”.

A quel punto fui pervaso da un senso di stupore e quasi di paura, quel nome l’avevo già sentito ed era quello che circa 15 anni prima mi avevano detto i due giovani antropologi sudamericani venuti a trovarmi a Ronciglione. (vedi parte prima)

Tornato in Italia ne parlai ad amici e persone che conoscevano da tempo questa storia e tutti rimasero colpiti, e Bernardo mi ricordò che questa storia era già descritta nel libro del sumerologo e scrittore Zecharia Sitchin, “Il dodicesimo pianeta” ( Nibiru). < E’ vero! Esclamai, e guarda caso questo rappresenta un altro indizio sulle previsioni relative al futuro non allegro dell’umanità >. Ammetto che ne rimasi scosso per un certo tempo, ma poi come vanno le cose in questa nostra società frenetica anche questa volta, passati un paio di anni, tutto tornò nell’oblio.

Ennio La Malfa


La settimana prossima il terzo articolo di questa avvincente serie…

Alcune libri di Zecharia Sitchin

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InfoBox Autore

Ennio La Malfa
Ennio La Malfa
Scrittore (saggistica in attivo 19 pubblicazioni e oltre 100 servizi giornalistici scientifici) - Docente sulle tecniche e sui sistemi della Comunicazione presso l'università della Tuscia - Esperto in Climatologia e sugli effetti negativi dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi terresti e marini – Già presidente della Commissione sui Cambiamenti Climatici del Ministero delle Politiche Agricole – Già membro del CNA ( Consiglio Nazionale Ambiente) - Fondatore di Accademia KRONOS - Esploratore e studioso delle civiltà andine e delle isole polinesiane con particolare riferimento all'Isola di Rapa Nui (Pasqua) Studioso sul complesso processo dell'uomo, dalla sua origine ai giorni nostri, processo conosciuto come ominazione - Progettista di aree specifiche per il lancio del turismo responsabile. Progettista e realizzatore del primo corso completo nazionale (Scuola Radio Elettra) su Tecnico dell’Ambiente e del corso promosso dalla Regione Toscana Sull’imprenditorialità nelle aree protette.
Negli anni 1970/1982 ha partecipato al completamento di Auroville in India, sia come raccolta fondi in Italia e sia sul posto con svariate mansioni.

TITOLI ED ESPERIENZE

Formazione Universitaria: Economia e Commercio e altre specializzazioni universitarie in Climatologia, Etologia, PNL, Ominazione.

Cavaliere della Repubblica per meriti ambientali - sociali . Conferimento del titolo del Presidente della Repubblica ad aprile del 2008.

Nei primi anni '90 Membro del Consiglio Nazionale dell'Ambiente presso il Ministero dell'Ambiente.

Presidente del Comitato Cambiamenti Climatici del Ministero Delle Politiche Agricole e Forestali.

Già presidente di Accademia Kronos ( vedere: HYPERLINK "http://www.accademiakronos.it" www.accademiakronos.it ).

Docente di moduli universitari in Tecniche e Sistemi della comunicazione (Università della Tuscia) nell’Ambito del Corso di Laurea in Educatore e Divulgatore Ambientale.

Responsabile per 4 anni della campagna istituzionale Bosco Italia del Corpo Forestale dello Stato.

Direttore del premio internazionale "Un Bosco per Kyoto".

Uno dei coordinatori per 7 anni della campagna nazionale Vivere il Mare, abbinata alla trasmissione televisiva ”Linea Blu”.

Già Vicepresidente della F.E.E. Italia, organo che assegna le Bandiere Blu alle spiagge e ai mari più puliti.

Scrittore scientifico ( 11 libri, 31 dispense e 189 articoli). Ultimamente, tra il 2018 e 2020 ha pubblicato 12 dispense scientifiche sul clima, sul problema dei rifiuti, sulla plastica nei mari, sulle energie alternative, la distruzione delle foreste pluviali e le migrazioni dei popoli africani. Completata la pubblicazione “La Storia da Riscrivere”

Documentarista e collaboratore scientifico TG2Dossier – Rai.

Autore di una serie televisiva offerta a 45 TV private italiane: "SOS Ambiente"(2009) che nelle ultime puntate, in totale 13, ha superato in Italia il milione e mezzo di ascolti.

ESPERIENZE (alcune)

Ideatore negli anni ’80 con il giornalista Pasquale Balsamo, e i direttori dell’ACI De Santis e Cavaglià dell’attuale trasmissione RAI di Onda Verde - CISS VIAGGIARE INFORMATI (prima si chiamava “Buon Viaggio”);

Giornalista servizi esterni in A Come Agricoltura ( RAI anni 70/80);

Gestione di trasmissioni scientifiche e culturali negli anni 70 e 80 in diverse radio private;

Direttore ed organizzatore per 5 anni dell'operazione nazionale "Vivere il Mare" - Responsabile di eventi con le scuole superiori in 38 comuni italiani.

Negli anni 80 ideatore alla Fiera di Roma della mostra mercato "Natale Oggi". Direttore fino a metà del 1990 di 2 grandi workshop con esposizioni abbinate, sia alla Fiera di Roma che al Palazzo dei Congressi dell'Eur: "La tavola nel Mondo" e Viaggi e Vacanze".

Uno dei due fondatori negli anni 1980 di Bandiere Blu Italia. Inizialmente operazione promossa dall'Ue per premiare le spiagge più sane e vivibili d' Europa. Oggi Bandiere Blu non è più gestita dall'Ue ma da associazioni private. Sono uscito dall'organizzazione quando l'Ue non ha più riconosciuto questa iniziativa.

Esperto di turismo responsabile e di attivazioni di siti sconosciuti ai fini del turismo internazionale.

Incaricato dalla regione Toscana di organizzare e gestire un corso formativo post laurea su: “Imprenditoria nelle aree protette”.

Incaricato dal Governo della Costarica di progettare un nuovo turismo internazionale legato non più all'ambiente, ma all'archeologia.

Organizzazione di spedizioni scientifiche in America Latina e nel Pacifico;

Ricerche scientifiche in loco sull'origine del popolo dell'isola di Pasqua;

Spedizioni scientifiche nella foresta pluviale del Congo;

Realizzatore nel 1981 del primo villaggio ad energia eolica e fotovoltaica d’Italia, costruito lungo le sponde del lago di Vico (VT);

Progettista in Italia e in Brasile di aree naturalistiche protette.

Ideatore di trasmissioni radiotelevisive sui fenomeni misterici ed enigmatici;

Organizzatore e proprietario della mostra itinerante sulle civiltà scomparse, con reperti unici al mondo. Mostre organizzate a Genova, Bologna, Civitavecchia e Viterbo.

Organizzatore delle crociere scientifiche ed educative sul Global Change con navi della flotta Lauro.

Ideatore della campagna di sensibilizzazione ambientale “Io faccio la mia parte” diventata successivamente un premio internazionale che ogni anno si celebra al Campidoglio di Roma.

Attualmente responsabile del comitato scientifico di Ecoitaliasostenibile

Già responsabile della Rivista scientifica online “ AK Informa” che raggiunge circa 70.000 utenti.


Ronciglione 07.02. 2022
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