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Che cosa pensereste se qualcuno vi dicesse che Giovanni XXIII aveva familiarità con gli alieni, che era visitato da essi e che comunicava con essi? E se aggiungessimo che di questo fatto esistono delle prove, in particolare la testimonianza di un personaggio decisamente al di sopra di qualunque sospetto: monsignor Loris Francesco Capovilla (1915-2016), il suo segretario particolare, fatto poi cardinale da Bergoglio nel 2014, alla bella età di novantotto anni, due prima della morte?

Probabilmente pensereste che è uno scherzo, per giunta di dubbio gusto; uno scherzo talmente grossolano da screditarsi da se stesso, al punto che nessuno lo potrebbe prendere minimamente sul serio.

papa roncalli
Papa Giovanni XXIII con monsignor Loris Francesco Capovilla

E invece non è affatto uno scherzo

Monsignor Capovilla ne ha fatto parola, sia pure a molta distanza dal fatto, avvenuto nell’estate del 1961, probabilmente perché lo stesso Giovanni XXIII gli aveva chiesto riservatezza.

Questo almeno finché, a distanza di anni dalla morte del pontefice, qualcosa era trapelato fino alla stampa, e lui si era sentito sciolto da quella promessa.

In rete si trovano, se le cercate, decine di articoli, tratti dalle normali agenzie d’informazione e dalla stampa italiana e internazionale, che riportano l’evento in forma debolmente dubitativa, in pratica dandone per assodata la veridicità.

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Resterete inoltre stupiti dal tono dimesso, quasi di normalità, con cui un fatto tanto eccezionale viene registrato da quegli stessi organi di stampa che, normalmente, su queste tematiche sono più che prudenti, per non dire che sono scettici a oltranza e pronti a denigrare, screditare e ridicolizzare i testimoni degli “incontri ravvicinati” con velivoli spaziali o creature extraterrestri.

C’è da pensare, a ragione, che tutto questo è strano, molto strano

Ci si aspetterebbe una certa attenzione alle segnalazioni fatte da persone comuni, magari venata di bonaria ironia, ma un rifiuto categorico di prendere sul serio un fatto del genere, se coinvolge in prima persona un personaggio del calibro di Giovanni XXIII.

Qui, invece, si nota un atteggiamento diametralmente opposto: scarsa fiducia a testimoni “storici”, come i coniugi Barney e Betty Hill (sempre nell’estate 1961!), o il metronotte Pier Fortunato Zanfretta (nel 1952); ma una impassibile registrazione del fatto, senza neppure un batter di ciglia, quando il testimone si chiama Loris Capovilla, e il “contattato” si chiama Angelo Giuseppe Roncalli.


Approfondimenti:

Barney e Betty Hill, forse il caso di abduction più famoso in assoluto.

Incontri ravvicinati del quarto tipo, il caso Zanfretta


Da quando in qua si adopera la misura stretta, in fatto di attendibilità, per degli eventi al limite del credibile che coinvolgono persone qualunque, e la misura larga laddove gli stessi fatti, altrettanto inverosimili, toccano il vicario di Cristo sulla terra? Non ci resta perciò che prendere buona nota di una tale stranezza, e andare avant

[bctt tweet=”Se l’alieno è un dèmone, perché Roncalli gli parlava?” username=”viviliberamente”]

roncalli
Mons. Loris Francesco Capovilla e Papa Giovanni XXIII ANSA/

Esiste una scuola di pensiero, comprendente uno stimato sacerdote nonché celeberrimo esorcista, don Gabriele Amorth, secondo la quale i cosiddetti extraterrestri sono, in realtà, sia loro che i loro “velivoli”, nient’altro che personificazioni del demonio e degli spiriti maligni, aventi come sempre lo scopo d’impadronirsi, mentalmente e fisicamente, o comunque di suggestionare spiritualmente, in senso tutt’altro che positivo, gli esseri umani!

 

 

 

Abbiamo anche visto che c’è, non da oggi né da ieri, ma da molto tempo, chi pratica rituali di magia enochiana volti ad aprire un “portale” per consentire il passaggio nella nostra dimensione di entità non umane provenienti dal mondo di “fuori”, sia questo da intendersi in senso fisico, cioè in riferimento a pianeti extrasolari, oppure in senso figurato, vale a dire da un’altra dimensione dello spazio-tempo che esiste parallelamente alla nostra (ipotesi, quest’ultima, che spiegherebbe la comparsa e la scomparsa, talvolta veramente subitanee, nonché le evoluzioni rapidissime e fisicamente inspiegabili, di tali oggetti).

E infine abbiamo visto che esiste una connessione misteriosa, ma organica, comprensibile e a suo modo perfino logica, fra tali cerimonie di evocazione, certe credenze occultiste, spiritiste e neopagane, certi ambienti scientifici e certi servizi segreti ai vertici del potere politico di alcuni stati e più ancora al vertice della grande finanza internazionale, e di questa col satanismo, la messa nera e i sacrifici umani

E questa chiave di lettura getta una luce particolarmente inquietante sull’evento che coinvolse Giovanni XXIII l 1961, nei giardini della residenza di Castel Gandolfo,  nel luglio 1961.

Ecco come questo incredibile episodio è stato rievocato dal giornalista Giancarlo Cocco (da non confondersi con l’omonimo imprenditore e docente), accreditato da molti anni presso la Sala stampa vaticana, l’Ufficio stampa europeo e quello del ministero degli Esteri, perciò non certo un novellino, sul sito Eurocomunicazione (https://www.eurocomunicazione.com/author/giancarlo/):

«Camminavamo – racconta Capovilla – il lago a pochi passi, uno accanto all’altro, come due amici, come avevamo fatto tante volte in quegli splendidi pomeriggi d’estate. Come persone qualsiasi che hanno voglia di starsene un po’ in disparte, fuori dalla routine quotidiana. A un tratto, sopra le nostre teste apparvero luci colorate, arancio, ambra, azzurro e poi accadde l’imponderabile che è difficile da raccontare: le luci si fermano per qualche minuto sulle nostre due figure che camminano fianco a fianco, poi il contatto. Una delle astronavi si stacca dallo stormo e atterra nel lato sud del giardino. Il portellone si apre e dalla carlinga esce fuori qualcosa». È «assolutamente umano» riferirà Capovilla, solo che ha una luce intorno che lo avvolge. Caddero in ginocchio i due, poi Roncalli si alzò e senza esitare andò verso “l’uomo”, quell’essere assolutamente umano avvolto da una luce tenue, penetrante.

Parlarono per circa venti minuti ma non si potevano sentire quelle voci: «non sentii nulla» ma parlavano tra di loro, gesticolavano. Per ben venti minuti poi l’Uomo voltò le spalle e se ne ritornò sull’astronave che ripartì. «

Roncalli mi guardò e pianse. Quando ritornò verso di me – prosegue – mi disse: “I figli di Dio sono dappertutto. Anche se a volte abbiamo difficoltà a riconoscere i nostri stessi fratelli”».

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Sembra la relazione di una scena da romanzo di fantascienza; meglio ancora, di un romanzo surrealista.

È surreale l’arrivo non di un singolo “disco volante”, ma di un’intera flotta di astronavi scintillanti di luci, in una sera di fine luglio del 1961, nella residenza estiva del Santo Padre, oltretutto senza che nessun altro li veda, ne oda il rumore o si renda minimamente conto di ciò che sta accadendo.

È surreale che  uno dei velivoli si stacchi dagli altri e che si posi al suolo proprio davanti al papa e al suo segretario particolare, intenti chiacchierare quasi come vecchi amici nel corso della loro solita passeggiatina, a margine degli impegni ufficiali.

È surreale che dall’astronave esca una creatura umanoide e che i due uomini, dopo essere caduti in ginocchio, invece di restare bloccati dal timore, o fuggire, come di solito avviene in simili casi, trovino abbastanza coraggio da restare tranquillamente sul posto, anzi che il papa si diriga con decisone verso l’alieno.

È surreale che i due, l’extraterrestre e l’umano, si intrattengano a conversare, oltretutto aiutandosi a gesti, in non si sa quale lingua, visto che è difficile immaginare un alieno che conosca l’italiano, o il francese, l’altra lingua ben conosciuta da Roncalli, che era stato per anni nunzio apostolico a Parigi, e ciò per la bellezza non di un minuto o due, ma di venti minuti.

E infine è surreale che l’evento assolutamente straordinario si sia concluso in un apparente e quasi immediato oblio, come se nulla fosse mai accaduto. In breve, è tutto talmente surreale, improbabile, incredibile, che verrebbe voglia di cancellarlo dalla mente e non pensarci più; invece non è possibile, perché monsignor Capovilla aveva fama di persona molto seria e attendibile, e mai si sarebbe sognato d’inventarsi una simile storia per il puro gusto del sensazionalismo, e meno ancora di coinvolgervi la figura del Santo Padre; e d’altra parte, se si fosse trattato di una voce nata chi sa come, al di fuori della sua volontà, si sarebbe affrettato a smentirla con la massima decisione, non solo per tutelare la propria immagine ma anche e soprattutto per tutelare la memoria di Giovanni XXIII, al quale era sinceramente devoto.

Papa Francesco: “Sacramenti anche ai marziani. Chi siamo noi per chiudere le porte?”

“Se domani – chiede Bergoglio – giungesse qui una spedizione di marziani, e alcuni di loro venissero da noi… Marziani, no? Verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini. E uno dicesse: ‘Voglio il Battesimo!’. Cosa accadrebbe?”.

 

Quando il Signore ci fa vedere la strada – chiede ancora il Pontefice -, chi siamo noi per dire: ‘No Signore, non è prudente! No, facciamo cosi?’. Pietro in quella prima diocesi prende questa decisione: ‘Chi sono io per porre impedimenti?’. Una bella parola per i vescovi, per i sacerdoti e anche per i cristiani. Ma chi siamo noi per chiudere porte?”.
Fonte “la repubblica”

Questo è quanto ha detto apertamente Papa Bergoglio alcuni anni fa… Il vaticano conosce benissimo la storia e meglio di quanto potremo mai sapere.

 

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Carla
Carla
Sono specializzata in content marketing, chief content officer e social media strategy, insomma tanti bei paroloni per dire che mi occupo di comunicazione aziendale. Mi piace scrivere, sono curiosa per natura e mi piacerebbe creare delle amichevoli discussioni sugli argomenti trattati.

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